I filler permanenti sono stati i primi ad essere impiegati in medicina estetica per i protocolli di trattamento con tecniche iniettive. Lo scopo è sempre lo stesso, ossia quello di restituire volume al tessuto cutaneo nei punti laddove questo si è perso a causa dell’invecchiamento, così come riempire i solchi formati dalle rughe per ottenere un volto più fresco e disteso.
Le sostanze contenute nei filler permanenti sono di natura sintetica, e in quanto tali sono riconosciute come estranee da parte dell’organismo, il quale potrebbe scatenare in risposta anche una reazione di tipo infiammatorio. Non a caso, il rischio di complicanze con i filler permanenti è stato sempre presente, e anche alto. I problemi riscontrati più di frequente andavano infatti dalla formazione di edemi, granulomi ed aree fibrotiche o ipertrofiche, conseguenze per l’appunto di una reazione infiammatoria acuta o cronica.
I filler permanenti, come dice la parola stessa, non sono riassorbibili. Rimangono nella sede dove sono stati iniettati, ma a volte possono anche migrare in nuove sedi e pertanto provocare le complicanze descritte sopra anche a distanza diversa ed in punti che non sono prettamente quelli di iniezione. Il problema di questo tipo di filler è che una volta iniettate, le sostanze non si adattano ai cambiamenti che subisce naturalmente il tessuto cutaneo nel tempo. Si possono così creare delle asimmetrie e delle disarmonie che risultano veramente antiestetiche, nonché lo spostamento in una sede diversa come accennato sopra. La perdita della compattezza e dell’elasticità della pelle, segni fisiologici dell’invecchiamento, possono far sì che la pelle non sia più in grado di sostenere il “peso” di in filler permanente in quella sede, e pertanto la sostanza sintetica tenderà a scivolare e quindi a spostarsi.
Le sostanze utilizzate per i filler permanenti sono dei gel di diversa natura. Un’altra sostanza che si è largamente utilizzata, soprattutto per l’aumento del volume delle labbra, è stata senza dubbio il silicone liquido, ma a causa dei possibili rischi e complicazioni ad esso legati ne è stato proibito l’utilizzo per legge già dai primi anni ’90.
Attualmente i trattamenti filler sono a base di sostanze biocompatibili e completamente riassorbibili, in grado di dare risultati più naturali ed armoniosi con rischi pressoché inesistenti, tolta ovviamente una possibile ipersensibilità individuale. I prodotti impiegati nei protocolli iniettabili sono a base prevalentemente di collagene o acido ialuronico, entrambe sostanze fisiologicamente prodotte dall’organismo umano, che quindi non le riconosce come “estranee” e non scatena verso di esse quella reazione infiammatoria responsabile delle complicanze tipicamente legate ai filler permanenti.
Essendo sostanze riassorbibili e biocompatibili esse si adattano perfettamente al tessuto cutaneo, migliorandone l’aspetto e gli inestetismi in modo naturale ed armonioso. Rispetto ai filler permanenti, il trattamento deve essere poi ripetuto a distanza di tempo perché il prodotto viene completamente riassorbito, ma questo porta come ulteriore vantaggio un perfetto adattamento al tessuto che cambia.
Le persone che in passato si sono sottoposte a filler permanenti, con il naturale processo di invecchiamento cutaneo si ritrovano oggi con inestetismi legati proprio alla presenza persistente di quella sostanza nel tessuto cutaneo, che nel frattempo magari è andato incontro ad assottigliamento, perdita di volume e lassità, segni tipici dell’invecchiamento cutaneo. Si ritrovano quindi con degli inestetismi e delle disarmonie, dovute proprio al fatto che il filler permanete non si adatta al tessuto che cambia.
La medicina estetica è riuscita comunque a mettere a punto delle soluzioni più o meno invasive che permettono di eliminare i residui di filler permanente, preparando il tessuto a un trattamento di rigenerazione con tecniche e protocolli di ultima generazione.
Rimozione filler permanenti: chirurgia o medicina estetica non invasiva?
Il metodo più utilizzato per la rimozione dei filler permanenti è sempre stato l’intervento chirurgico. La procedura consiste nell’eliminazione della sostanza estranea in primis, seguita però da un rimodellamento del tessuto cutaneo, quindi una chirurgia plastica delle zone trattate. Questo perché, andando a rimuovere il filler permanente, si mettono ancora più in evidenza quelle disarmonie ed irregolarità dovute al mancato adattamento del tessuto cutaneo che negli anni si è fisiologicamente modificato.
Ultimamente però, sono stati messi a punto dei protocolli di rimozione che impiegano delle tecniche di medicina estetica non invasive, come ad esempio il laser. In questo caso si sfrutta l’azione del calore per sciogliere il residuo di filler permanente e allo stesso tempo rimodellare e ricompattare il tessuto cutaneo. Il calore del laser ha infatti una duplice funzione, perché 1) scioglie la sostanza estranea, rendendola più facilmente eliminabile, e 2) ha un effetto skin tightening, ovvero ricompattante del tessuto cutaneo.
In questo modo si replica quello che si fa con l’intervento chirurgico, ossia la rimozione della sostanza e il rimodellamento del tessuto, ma attraverso un trattamento non invasivo che si può effettuare a livello ambulatoriale, per cui eliminando i tempi di ricovero e convalescenza, nonché il rischio legati a tutti gli interventi chirurgici in sé. Il calore stimola inoltre anche la rigenerazione del tessuto cutaneo, perché promuove la produzione di collagene, una proteina chiave nel ringiovanimento cutaneo.
Il collagene è infatti quella proteina che, insieme all’elastina, forma nel derma una rete di sostegno solida e stabile, che dà compattezza ed elasticità all’epidermide. Il risultato che si ottiene è dunque un ringiovanimento ed un rimodellamento del volto naturale ed armonioso, eliminando gli inestetismi derivanti dal filler permanente.
La scelta della chirurgia o della medicina estetica spetta al medico, che consiglierà l’una o l’altra a seconda del caso specifico.
Endolift®: laser per l’eliminazione dei filler permanenti
Endolift® è un macchinario che impiega la tecnologia laser per ottenere un ricompattamento del tessuto cutaneo nonché eliminare le adiposità in eccesso. Impiegando lo stesso principio, può essere utilizzato per eliminare i residui di filler permanente e rimodellare il tessuto cutaneo.
La metodica utilizza un laser a diodi collegato ad una microfibra ottica sottilissima (lo spessore è pari a quello di un capello). La microfibra viene inserita sottocute e mossa dal medico estetico secondo uno schema preciso.
Il calore del laser scioglie il filler permanente presente, stimola la produzione di collagene e ricompatta il tessuto. L’eliminazione dell’inestetismo causato dalla persistenza del filler permanete è immediatamente visibile, mentre il rimodellamento del tessuto inizia al termine della seduta ma migliora nel tempo, man mano che l’organismo incrementa naturalmente la produzione di nuovo collagene.
Il trattamento viene eseguito in genere in un’unica seduta, la cui durata sarà variabile in base alla zona da trattare. Non è doloroso e non necessita di anestesia, ma per migliorare il confort del paziente può essere applicato un anestetico locale. Dopo il trattamento si possono riprendere immediatamente le normali attività perché, non trattandosi di un intervento chirurgico, i tempi di recupero sono minimi o nulli. Può presentarsi un leggero rossore o gonfiore, che tende ad attenuarsi in qualche ora e scomparire completamente in un paio di giorni. È importante in ogni caso attenersi attentamente alle indicazioni del medico estetico, che informerà sempre su tutti i possibili effetti che si potranno evidenziare in fase post- trattamento.